Teodoro I
a cura di ROBERTO MAESTRI
La grave crisi, che per la seconda volta nel giro di un decennio scuote il Marchesato, vede come protagonista di una serie di azioni belliche Manfredo di Saluzzo; successivamente, come conseguenza delle citate disposizioni testamentarie, s’insedia in Monferrato il figlio cadetto di Iolanda e Andronico Paleologo, Teodoro, che dà vita alla nuova dinastia dei Paleologi di Monferrato.
Teodoro sbarca a Genova nell’agosto del 1306 e, pochi giorni dopo, sposa Argentina Spinola, figlia di Opicino Spinola, signore della città. Nel mese di settembre il quindicenne Teodoro si reca in Monferrato, assistito dal conte Filippo di Langosco e da Rinaldo Spinola, signore di Pavia, stabilendo la residenza a Casale Monferrato. A dicembre il marchese sposta la residenza della sua corte a Chivasso, che diviene la capitale dello Stato Paleologo.
Nel frattempo il Monferrato rischia di scomparire in quanto occupato in gran parte dalle truppe del Marchese di Saluzzo, degli Acaia e di Carlo II d’Angiò, che all’inizio del secolo ha ripreso i suoi tentativi espansionistici nel Piemonte meridionale.
Teodoro nel corso di alcuni anni riesce a riconquistare il proprio Stato, principalmente grazie all’autorità garantita dal suo casato, con la forza delle armi ed attraverso un’attenta politica di compromessi.
Il marchese inizia la difficile opera di consolidamento dei suoi possedimenti: già nell’ottobre del 1306 tenta inutilmente di rioccupare Moncalvo, nel dicembre dello stesso anno si impadronisce del castello di Chivasso, ma solo il 9 gennaio 1309 il Comune di Moncalvo si sottomette al suo potere.
Il marchese riceve l’investitura delle sue terre nel 1310, in occasione della discesa dell’imperatore Enrico VII di Lussemburgo.
Da questo momento inizia per Teodoro un complesso intreccio di attività politiche e militari che lo coinvolgono in rapporti conflittuali con gli Angioini ed i Visconti di Milano. Di particolare rilievo è la figura di Marco Visconti che nel 1310 è nominato podestà di Alessandria. Nel dicembre 1314 occupa Tortona, dalla quale caccia gli Angioini, mentre nel dicembre 1315 si impadronisce di Alessandria e Vercelli.
Teodoro partecipa di persona a due battaglie a Quattordio nel 1313 e presso Abbiategrasso l’anno successivo: ambedue gli scontri sono perduti dalla parte ove si è schierato. Un puntuale resoconto lo si ha soprattutto del fatto d’armi di Quattordio ove il marchese milita con Luchino Visconti al comando di Guarnieri di Homberg, vicario imperiale in Lombardia, contro il siniscalco angioino Ugo del Balzo: le truppe e i mercenari imperiali respingono i Pavesi e gli Alessandrini angioini, ma sono poi travolti da un contrattacco di Ugo del Balzo i cui balestrieri fanno strage della cavalleria avversaria.
Nel corso del 1314 il marchese Manfredo IV di Saluzzo occupa la città di Alba; nel 1315 Teodoro accompagna a Roma l’imperatore Enrico VII per la sua incoronazione; il 23 marzo 1316 il comune di Casale si sottomette al marchese Paleologo.
Nel corso del 1315, al fine di portare aiuto al padre nella lotta contro i Turchi,[e anche per la malattia e per la morte della madre, deceduta a Drama nel 1317] Teodoro fa un primo ritorno a Costantinopoli. Il ritorno del marchese avviene il 10 giugno 1319, quando giunge a Venezia, accompagnato dalla sua famiglia; nello stesso anno, il marchese convoca il parlamento generale del Monferrato a Chivasso. Proprio in questa occasione, gli influssi della corte bizantina si dimostrano rilevanti: al parlamento monferrino interviene l’ambasciatore bizantino Stefano Siropulo, il quale rivendica il diritto di Andronico II a ritenere il marchesato parte integrante dell’impero bizantino.
Nel frattempo, prosegue l’espansione angioina in Piemonte, che, dopo alterne vicende, porta alla occupazione, nel 1322, anche di Asti ed Alessandria
Nello stesso tempo il marchese Teodoro dà inizio alla convocazione di assemblee – successivamente definite parlamenti – alle quali partecipano i vassalli ed i rappresentanti delle comunità da lui direttamente dipendenti: si tratta di una consuetudine mantenuta da molti dei successivi marchesi Paleologi che, se da una parte serve quasi esclusivamente per la richiesta di contribuzioni per il sostegno di milizie e tasse, dall’altra rappresenta uno strumento di difesa di consuetudini e franchigie locali, oltre che un organo di collaborazione per i sudditi nei confronti del governo. Probabilmente, per qualche oscuro episodio, deve esserci una frattura tra una parte dei vassalli e il marchese e inoltre alcuni consiglieri del principe paleologo, approfittano di questa situazione, fomentando contrasti interni e ribellioni.
Tra il 1325 e il 1327 circa Teodoro si trova nuovamente a Costantinopoli, egli spera forse di svolgere un ruolo di prim’ordine nelle guerre civili che sconvolgono in quegli anni Bisanzio, se non di aspirare all’impero stesso. Nel novembre 1326 il marchese scrive, in greco, il suo famoso trattato militare Gli “Insegnamenti” di Teodoro di Monferrato e la prassi bellica in Italia all’inizio del Trecento. Il trattato è tradotto dal greco al latino nel marzo 1330, in occasione del ritorno in Monferrato del marchese. Dichiaratamente il marchese vuole, con questo trattato, contribuire alla salvezza dell’impero Bizantino, pur tuttavia l’opera appare ispirata alla sue esperienze personali in Occidente, soprattutto a partire dalla sfortunata battaglia di Quattordio. Gli Insegnamenti rappresentano un raro caso di trattato militare trecentesco che riflette la pratica bellica del suo tempo.
Inoltre Teodoro, fin dal 1319 e su richiesta di papa Giovanni XXII, sembra interessarsi al problema dell’unione della Chiesa romana con quella greca; egli inoltra alcune lettere al pontefice: il papa, riconoscente per la collaborazione del marchese, risponde nella speranza che continui la collaborazione per ricomporre lo scisma tra Occidente e Oriente. In effetti, anche se con scarsi risultati, Giovanni XXII invia a Bisanzio il domenicano Benedetto da Como ed in merito a questa missione l’imperatore Andronico II risponde ad una lettera del pontefice trasmessa dal figlio Teodoro. L’avvicinamento al pontefice e ai suoi fautori ha vita breve: già nel 1322 Teodoro scrive ad Avignone che intende reagire con le armi agli attacchi angioini e due anni dopo il marchese è annoverato tra i numerosi capi ghibellini fedeli a quel Ludovico il Bavaro accusato di eresia dal papa.
Il primo maggio 1330 la figlia di Teodoro, Violante (1318 – † 24.12.1342), moglie di Aimone di Savoia, riceve in dote alcuni castelli nelle vicinanze di Torino. Nel 1335 Teodoro redige un suo primo testamento e, successivamente, un secondo nel febbraio nel 1338 designando come suo erede universale, dei possedimenti in Grecia, Lombardia e in Italia, il figlio primogenito Giovanni.
Nel 1306 Manfredo IV, marchese di Saluzzo, fa coniare un denaro, ma già dal 1307 Teodoro Paleologo fa coniare numerosi tipi di monete: fiorini, grossi tornesi, imitazioni del matapan, grossi e l’imperiale piccolo.
Teodoro muore a Trino il 21 aprile 1338.