Chi ha paura di Caterina?

Vignale Monferrato (AL), sabato 27 maggio – ore 17.00
Palazzo Callori – piazza del Popolo

sarà presentato il libro “Chi ha paura di Caterina? Storia vera della strega di Broni, di un mulino, di una strada e di due fate” scritto da Cinzia Montagna e pubblicato da Primula Editore di Voghera.

La presentazione, organizzata dalla Biblioteca con il patrocinio del Comune di Vignale Monferrato, trova il suo legame storico con il territorio nella vicenda di Caterina Medici, nata a Broni (PV) nella seconda metà del ‘500 e arsa come strega a Milano il 4 marzo 1617. La donna, infatti, visse a lungo nel Monferrato alessandrino e in particolare nella zona di Casale, dove diventò “strega professa” ed ebbe tre figlie da un signorotto locale. Il Monferrato è molto presente nelle deposizioni che Caterina rese durante il doppio processo al quale venne sottoposta, quello del tribunale civile e quello dell’Inquisizione milanese, a partire dal 26 dicembre 1616.

All’incontro interverrà Roberto Maestri, Presidente del Circolo Culturale “I Marchesi del Monferrato”, autore di una delle Prefazioni al libro della Montagna. L’intervento di Maestri verterà sul contesto storico monferrino all’epoca di Caterina Medici, la cui vicenda è stata oggetto di citazioni da parte di Alessandro Manzoni, Pietro Verri, Achille Mauri e alla quale Leonardo Sciascia dedicò il libro “La strega e il capitano”.

“L’occasione è particolarmente importante per me e per il Circolo – commenta Cinzia Montagna – perché Vignale è il paese di Carlo Ferraris, storico ricercatore che tanto si impegnò nella divulgazione della storia monferrina, con attenzione particolare alle figure femminili. A lui, al quale è stato dedicato uno dei miei libri pubblicati dal Circolo, va l’omaggio ideale di questo incontro in cui si parlerà di Monferrato e di una donna che qui visse, lasciando un segno profondo nella storia. Ringrazio il Comune, in primis il sindaco Franco Ferrari, i suoi assessori, i consiglieri e la Biblioteca per questa opportunità”.

Scrive Roberto Maestri nella Prefazione: “Monferrato e Oltrepò Pavese, territori geograficamente vicini, ma che oggi ci appaiono lontani se non per la comune vocazione vitivinicola; per il resto tutto appare diverso: economia, paesaggio, esperienze amministrative e politiche… Ma fu sempre così? Il libro dell’amica Cinzia Montagna ci offre uno spunto interessante per ricordare come i due territori furono storicamente vicini e condivisero momenti importanti: nel X secolo i primi documenti, in cui era citato il toponimo Monferrato, furono redatti in ambito Pavese e proprio i pavesi furono i più stretti alleati dell’imperatore Federico I Barbarossa, zio del marchese di Monferrato Guglielmo V. Sempre dall’area dell’Oltrepò, giunsero quegli arditi soldati che, con il supporto dei balestrieri genovesi, permisero al quattordicenne Teodoro Paleologo, nuovo marchese di Monferrato – giunto dalla lontana Costantinopoli – di riconquistare il suo marchesato. Fu il monferrino Facino Cane – famoso condottiero del Quattrocento – a porre Pavia al centro del suo effimero dominio, non senza aver prima compiuto violente scorrerie nell’Oltrepò, spingendosi proprio fino a Broni. La vicenda di Caterina Medici si sviluppa interessando Casale e Pavia (senza dimenticare quell’Occimiano in cui proprio il Barbarossa stabilì la sua corte imperiale) luoghi che hanno in comune un personaggio che fu uno dei principali colpevoli di quel clima di persecuzioni religiose che caratterizzò il passaggio tra il Cinquecento e il Seicento: Michele Ghislieri, grande inquisitore, poi papa con il nome di Pio V (ritenuto l’unico pontefice piemontese, definizione peraltro impropria poiché il luogo in cui nacque, Bosco Marengo, apparteneva al Ducato di Milano); l’oscuro clima, in cui si sviluppa la vicenda di Caterina Medici, è frutto di quel Concilio di Trento presieduto, inizialmente, dal cardinale mantovano Ercole Gonzaga – noto avversario di Pio V – proprio mentre sul ducato di Mantova e Monferrato governava la duchessa Margherita Paleologo, nata in Monferrato, a Pontestura, a pochi chilometri da Casale. Probabilmente se Caterina fosse rimasta a Casale, non le sarebbe accaduto nulla: il Monferrato, infatti, non conobbe la violenza dei processi inquisitori e del rogo… ma è un’asserzione incerta, come quelle nebbie che accomunano il Monferrato con l’Oltrepò”.

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