Facino Cane
Atti sul Monferrato
Studi sui Paleologi di Monferrato
Facino Cane
Sagacia e astuzia nei travagli d’Italia tra fine Trecento e inizio Quattrocento
a cura di Roberto Maestri e Pierluigi Piano
Scritti di: Nadia Ghizzi, Roberto Maestri, Francesca Mambrini, Emilia Mangiarotti, Paola Palermo, Pierluigi Piano, Andrea Scotto, Marco Vignola.
pp. 400 con illustrazioni
Quando nel 2012, con l’amico Pierluigi Piano, cominciammo a ragionare sull’opportunità di pubblicare un volume che raccogliesse il materiale di studio sulla figura di Facino Cane non ci eravamo minimamente resi conto della vastità del compito che stavamo per intraprendere.
Il silenzio sceso da decenni sulla figura del condottiero ci aveva, erroneamente, convinti che il materiale da esaminare fosse sostanzialmente limitato a quanto già noto e studiato da chi ci aveva preceduti; una constatazione in parte corretta, ma che non teneva conto di un aspetto fondamentale: si trattava perlopiù di studi “ostili” a Facino, caratterizzati spesso dalla volontà – manifestatasi già dopo la sua morte – di rimuoverne la memoria o, quanto meno, di avvolgerla in un manto di quasi totale negatività. Sotto questo punto di vista nemmeno Nino Valeri, il suo biografo più autorevole, era sfuggito alla regola.
Con il trascorrere dei mesi, e grazie ai contributi di autorevoli studiosi, di cui alcuni coinvolti in questo progetto editoriale, è emerso un quadro sostanzialmente diverso del condottiero: ovvero quello di un uomo con un progetto ben preciso, quello di costruire un proprio Stato a discapito dei potentati confinanti (Ducato di Milano, Contea di Savoia, Repubblica di Genova e Marchesato di Monferrato). Come sapientemente dimostrato da Pierluigi Piano, il disegno di Facino prevedeva il controllo delle acque – fiumi e laghi – che gli garantiva automaticamente il controllo delle vie di comunicazione e di conseguenza una più agevole conservazione del potere. La quasi totale distruzione degli archivi trecenteschi, e la conseguente mancanza di quella che noi riteniamo essere stata la cancelleria del Cane, non ci aiuta a comprendere se il disegno del condottiero prevedesse anche una capitale per il suo Stato, probabilmente sì, forse Alessandria? Più probabilmente Pavia o addirittura Milano? Domande cui non siamo, oggi, in grado di rispondere e non lo saremo nemmeno in futuro salvo il riemergere di documenti a noi sconosciuti.
Le pagine di questo volume aiuteranno il lettore a meglio comprendere il disegno del condottiero le cui gesta, proseguite senza soluzione di continuità per un trentennio – aspetto di per sé straordinario – interessarono circa 240 località italiane, e gli valsero non solo il rispetto dovuto al timore ma anche, e soprattutto, la considerazione dei contemporanei che lo giudicarono come “uomo del suo tempo” ovvero protagonista di atti sì crudeli ma comuni all’epoca in cui visse; la differenza sostanziale fu che il Cane, diversamente da altri condottieri, seguì un progetto – magari disordinato – finalizzato alla costruzione di un suo Stato.
I colleghi che hanno collaborato a questo volume hanno cercato – forti delle loro competenze – di presentarci la figura di Facino Cane nel suo complesso universo, fatto di vicende militari (e qui trova particolare rilievo il saggio dedicato alle armi), alle località in cui operò, ma anche ai sentimenti attraverso la sfortunata vicenda della sua consorte Beatrice.
Come noto poco c’è giunto a livello di testimonianze materiali coeve di Facino Cane: la memoria della bandiera, il sigillo, un busto e un ritratto ottocenteschi… nulla di più; siamo certi che molto altro esisteva ma tutto è stato cancellato attraverso un preciso disegno perpetrato da molti, primo tra tutti Filippo Maria Visconti il quale, come noto, consolidò il suo potere proprio grazie al patrimonio di Facino.
Il repertorio delle fonti archivistiche e l’ampio elenco bibliografico contribuiranno a rendere più agevole il compito di chi, ci auguriamo, vorrà proseguire negli studi e nelle ricerche riguardanti il condottiero.
Roberto Maestri
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