Un collezionista prestato al potere
Torino, venerdì 14 febbraio 2014
Raramente si è assistito ad una relazione su un tema riguardante la storia del Monferrato, così partecipata di pubblico come quella tenuta presso il Circolo dei Lettori.
La Conferenza di Roberto Maestri Un collezionista prestato al potere: Ferdinando Gonzaga duca di Mantova e di Monferrato rientrava tra le iniziative inserite nel programma dei Venerdì Letteraridell’Associazione Culturale Italiana presieduta dal prof. Cesare Bumma.
Il relatore ha ricordato come Ferdinando Gonzaga, duca di Mantova e di Monferrato (1613-1626) riceve una formazione conforme a quelli che sono i suoi interessi, fra cui non sono certo previsti l’esercizio del potere o della diplomazia. L’improvvisa morte del fratello Francesco IV pone Ferdinando in una situazione completamente diversa da quella che ha auspicato negli anni precedenti: deve abbandonare un’esistenza dedicata a un certo divertimento frivolo e all’interesse per il collezionismo, per occuparsi del ducato di Mantova e di Monferrato attraversato da una grave crisi economica e coinvolto nelle mire espansionistiche dei Savoia ai danni del Monferrato. Appare quindi inevitabile il fallimento del compito affidato a colui che possiamo definire “un collezionista prestato al potere”.
Il 19 febbraio 1616, alla presenza del suo fido consigliere e abate Gregorio Carbonelli, simulò un finto matrimonio con una giovane contessina monferrina del quale si era invaghito, Camilla Faà di Bruno, che gli diede un figlio naturale, Giacinto Teodoro. La vicenda ha recentemente ispirato la scrittrice Cinzia Montagna nella stesura del suo romanzo “Nec ferro nec igne. Nel segno di Camilla” pubblicato da “I Marchesi del Monferrato”.
Nello stesso tempo Ferdinando trattava per le vere nozze con Caterina de’ Medici, figlia del granduca di Toscana Ferdinando I de’ Medici, che sposò in effetti a Firenze il 7 febbraio 1617. Le nozze si rivelarono ben presto sterili, il che aggravò il problema della successione dinastica. La vicenda si trascinò per anni e Ferdinando non riuscì a concludere le mosse politiche per risolvere la questione e dare continuità di potere alla dinastia perché morì, all’età di soli trentanove anni, il 29 ottobre 1626. Poco tempo prima di morire, Ferdinando, per cercare di ripianare almeno in parte una situazione debitoria ormai disastrosa, aveva avviato contatti per la vendita di una parte della celebre collezione di opere d’arte accumulata negli anni dalla famiglia; la vendita fu poi conclusa dai suoi successori, il fratello Vincenzo II e il cugino Carlo I Gonzaga-Nevers.