Bagarotti Antonio
di N. Raponi, voce Bagarotti, Antonio, in Dizionario biografico degli italiani, Roma IEI, www.treccani.it
Nacque a Padova il 31maggio 1477 da famiglia di origine piacentina, scacciata da Piacenza dal duca Filippo Maria Visconti. Era nipote, secondo altri figlio, di Bertuccio, il giurista padovano condannato a morte da Venezia per aver preso parte nel 1509 alla ribellione di Padova contro la Signoria.
Laureatosi in giurisprudenza, il B. insegnò per qualche tempo allo Studio, padovano, poi passò al servizio dell’imperatore Massimiliano con altri suoi concittadini avversati dalla Repubblica veneta. Nel luglio del 1509 figura infatti, con i fratelli Pietro e Marco, in una lista di padovani sottoposti alla confisca dei beni e fuorusciti. Nel 1511 è ricordato al seguito di Matteo Lang come consigliere e uomo d’armi, e nelle file imperiali prese parte a vari scontri, in Italia e fuori, guadagnandosi anche fama di buon soldato; dall’imperatore Massimiliano, in compenso dei servizi prestati, ebbe assegnato un sussidio di 30 fiorini al mese.
Nel 1517 presidiò Salò a capo di un drappello di soldati imperiali; poi fino al 1519 soggiornò a Trento; nell’agosto di quell’anno si portò, con altri concittadini fuggiaschi, in Spagna per fare omaggio al nuovo imperatore Carlo V e per sollecitare il suo intervento presso la Repubblica veneta al fine di ottenere la restituzione dei beni confiscati e il permesso di rientrare nella sua città. Nel 1520 intervenne in suo favore presso la Repubblica anche il legato papale Altobello de’ Averoldi, vescovo di Pola, ma inutilmente.
A cominciare dal 1521 il B. assunse l’ufficio di oratore del marchese, poi duca, di Mantova, Federico II, presso l’imperatore Carlo V, conservando questo ufficio per una decina di anni.
I suoi dispacci dalla corte imperiale, di cui seguiva gli spostamenti in Spagna, in Germania, nelle Fiandre, in Italia, sono una fonte preziosa per la storia politica e religiosa di quegli anni, tanto che di essi si servì abbondantemente il Sanuto per i suoi diari.
Il B. continuava intanto a far pratiche per la restituzione dei beni alla sua famiglia presso l’imperatore e presso Ferdinando di Austria, il quale gli confermò il 3 apr. 1524 una pensione annua di 200 fiorini per i servizi prestati sin dal tempo di Massimiliano e, più tardi, propose a Venezia un trattato ove era anche contemplata la restituzione dei beni a molti fuorusciti padovani, compreso il Bagarotti. Analoghi favori sollecitò da Carlo V al congresso di Bologna del 1530, al quale il B. dovette probabilmente prendere parte, ottenendo alfine dal governo veneziano che alla sua famiglia, comprendente i fratelli Marco e Pietro, venisse assegnata una somma di 500 ducati d’oro a compenso dei beni sequestrati.
[Il B. fu parte attiva nelle trattative di matrimonio tra donna Giulia d’Aragona ed il Marchese di Monferrato, Gian Giorgio Paleologo nel 1533.]
Dell’attività del B. negli anni successivi non si hanno notizie precise; fu per qualche tempo al servizio di Alfonso d’Avalos, marchese del Vasto, governatore di Milano; poi forse del principe Ottavio Farnese a Parma. Si stabilì quindi definitivamente a Milano, contando sulla pensione di 276 ducati annui concessigli da Carlo V. La pensione gli era stata assegnata per metà sui redditi del fisco e per metà sulla tratta delle biade del Regno di Napoli e gli venne rinnovata sulle entrate ordinarie e straordinarie dello Stato di Milano, come appare da una sua supplica del 1° luglio 1542 in cui sollecita il pagamento dell’assegno dicendosi ormai vecchio e incapace di attendere ancora alle fatiche militari.
A causa dei dissesto delle finanze milanesi, la pensione non gli veniva però pagata con regolarità; il 5 sett. 1554 il gran cancelliere Taverna e il presidente del Senato Arrigoni, su un’ennesima richiesta del B., ordinavano al magistrato delle Entrate e al tesoriere generale dello Stato di versargli 5o scudi d’oro in acconto sugli arretrati della pensione, saliti ad oltre 900 scudi, buona parte dei quali aveva dovuto peraltro cedere a Leonardo Spinola, cassiere dei banchiere Tommaso Marino, per ottenere almeno una parte del credito.
Il B. morì a Milano il 10 dic. 1555. Non ebbe a quanto pare figli maschi; una figlia, Maddalena, andò sposa al conte Agostino di Lodron.
Fonti e Bibl.: Alcuni dispacci del B., ampiam. utilizzati dal Sanuto (Diari,XXXI-LIII, Venezia 1891-1899, passim),sono nell’Arch. di Stato di Mantova (Arch. Gonzaga), bb. 567, 2977, 2978 ss.; qualche documento è nell’Archivio di Stato di Milano (Registri della Cancelleria spagnola,serie 1ª, n. 2, cc. 73-76). Altri documenti sono editi da A. Bonardi, IPadovani ribelli alla Repubblica di Venezia (1500-1530). Studio storico con appendici di documenti inediti,in Miscellanea di storia veneta,s. 2, VIII (1902), pp. 454 ss. Cfr. inoltre: N. Comneni Papadopoli, Historia gymnasii Patavini,I, Venetiis 1726, p. 226; G. M. Mazzuchelli, Gli Scrittori d’Italia,II, 1,Brescia 1758, p. 41; S. Davari, Federico Gonzaga e la famiglia Paleologa del Monferrato,Genova 1891, p. 103; V. Forcella, Iscrizioni delle Chiese e degli altri edifici di Milano,I,Milano 1899, p. 370; G. Mensi, Diz. biogr. piacentino,Piacenza 1899, p. 49; F. Chabod, Usi e abusi nella amministrazione dello stato di Milano a mezzo il Cinquecento,in Studi storici in onore di G. Volpe,Firenze 1949, pp. 149 s.; C.Pasero, Francia Spagna Impero a Brescia (1509-1516), Brescia 1958, p. 380; Mantova. La storia. II. Da Ludovico secondo Marchese a Francesco secondo Duca,Mantova 1961, pp. 276, 277, 302, 325 ss., 332, 335 s., 361.
Cfr. anche Pierluigi Piano, Un frammento di storia cinquecentesca. Il carteggio di Isabella II di Aragona con Antonio Bagarotto, oratore presso l’imperatore Carlo V, e la figlia, donna Julia di Aragona, sposa di Gian Giorgio Paleologo (30 novembre 1530 – 20 maggio 1533, Ferrara), «Arte e Storia», Casale Monferrato, 12, dicembre 2000, pp. 63 – 88