a cura di Massimo Carcione
Sin dal convegno di Chivasso(2006)[1], il Circolo ha avviato dapprima una riflessione e poi un serio e continuativo lavoro di studio, progettazione (soprattutto con i progetti Story Parke Listen), realizzazione a livello sperimentale e avvio della promozione degli itinerari turistici di valorizzazione del Monferrato: una modalità intelligente di preparazione e poi di consolidamento delle ricadute turistiche[2], immediatamente successive agli eventi in una prospettiva di lungo periodo, che dovrebbe unire in modo coordinato e funzionale, ma soprattutto sinergicamente efficace, tutti i luoghi più attrattivi dal punto di vista artistico e paesaggistico, alla sola condizione che siano adeguatamente fruibili, e quindi normalmente aperti al pubblico almeno nei giorni festivi, oltre a essere visitabili su prenotazione durante la settimana.
In questo senso una particolare attenzione va dedicata alle fonti normative, a partire dal primo comma dell’art. 111 del “Codice Urbani”[3] , per il quale tale discussa ma sempre più strategica funzione si esercita mediante la “costituzione ed organizzazione stabile di risorse, strutture o reti e la messa a disposizione di competenze tecniche o risorse finanziarie o strumentali”[4]: una definizione che non implica necessariamente la responsabilità in capo a un Ente pubblico (anche se tutti lo danno normalmente per scontato, salvo non saperlo individuare[5]), ed anzi non esclude affatto – anche alla luce del nuovo principio costituzionale di sussidiarietà – che il ruolo di coordinamento e direzione di tutti i soggetti convolti venga assunto di fatto da una “semplice” associazione culturale.
Vale la pena di evidenziare che, soprattutto nel primo periodo, l’associazione ha dovuto affrontare con i propri scarsi mezzi – e con ancor più limitate risorse finanziarie – la soluzione di una serie di problematiche connesse ad aspetti tecnici tutt’altro che trascurabili, che infatti sono normalmente fonte di grandi difficoltà e qualche volta causa di insuccesso per molti analoghi tentativi di valorizzazione, anche quando sono condotti e gestiti dagli enti pubblici o dalle grandi agenzie nazionali e regionali di promozione:
a) per l’apparato iconografico, da subito indispensabile per la stampa di libri e materiale promozionale, è stato necessario accontentarsi dei non numerosi segni e documenti significativi del dominio dei Monferrato, rimasti fruibili fino ai nostri giorni: i ritratti e gli stemmi, le stampe e le illustrazioni antiche, le monete, l’oreficeria, ma soprattutto i rari capolavori artistici di maestri come Macrino d’Alba o Guglielmo Caccia detto il Moncalvo; si è provveduto a tal fine ad acquisire tutte le immagini ad alta definizione, presso musei, biblioteche e archivi pubblici e privati[6], che hanno quasi sempre risposto e collaborato con grande interesse e disponibilità;
b) quanto alla documentazione del territorio allo stato odierno, è stato appositamente creato un vasto archivio digitale con migliaia di immagini originali di monumenti, località e paesaggi (quasi tutte realizzate nel corso dei frequenti sopralluoghi sul territorio), che si sono dimostrate indispensabili sia per le necessità editoriali e promozionali che per l’opportuna documentazione e schedatura, tanto da essere ormai oggetto di richieste anche da parte di altre associazioni, ed anche di enti e fondazioni; laddove non ci sono nemmeno più i ruderi o le immagini, si può sopperire con la realtà virtuale o con modelli e diorami – ad esempio dei castelli ormai del tutto perduti o profondamente trasformati, come quelli di Moncalvo, Pontestura, Chivasso – facendo tesoro della collaborazione di esperti che hanno già svolto tale indagine con riferimento al castello di Casale e alla Castiglia di Saluzzo;
d) inoltre, affrontando un aspetto sempre trascurato in questo settore ma che risulta essere di straordinaria importanza dal punto di vista organizzativo ed editoriale, si è provveduto ad acquisire o creare un sistema coordinato in formato digitale di cartografia storica, tematica e turistica, in grado di dare tutto il supporto necessario sia per il materiale cartaceo (in primis le pubblicazioni delle diverse collane editoriali del Circolo) che per il sito web e gli eventuali CD-Rom o DVD multimediali di presentazione.
e) accanto alla carenza di siti e di immagini, si è dovuta considerare anche la scarsità di personaggi storici noti al grande pubblico, carenza che contraddistingue tutti i Marchesi ma non i regnanti europei con cui si sono confrontati, dei quali sono stati alleati (da Riccardo Cuor di Leone a Federico Barbarossa) o con cui si sono imparentati, come nel caso di Isabella d’Este; in aiuto sono inoltre venuti, a tal fine, alcuni poeti e letterati di rilevanza assoluta che nel corso dei secoli hanno cantato le loro gesta, da Dante e Boccaccio fino al primo Nobel italiano, Giosué Carducci che grazie al suo “Cavalleria e Umanesimo” è stato eletto a vero e proprio testimonial del Monferrato storico.
f) in ultimo, ma fondamentale e strategico per il successo del progetto complessivo ed anche delle singole iniziative, è stata costruita una fitta rete (del tutto informale ma non per questo meno efficace) di rapporti di collaborazione paritetica e del tutto gratuita dapprima tra singoli studiosi e ricercatori[7], poi tra associazioni e società storico-culturali, ed infine anche con numerose Università e Dipartimenti; in parallelo si è sempre registrato il sostegno delle istituzioni locali e degli enti pubblici in genere[8], cui dapprima è stato chiesto il patrocinio gratuito e solo in seguito l’eventuale finanziamento in mimina misura delle singole iniziative di carattere scientifico (come i Colloqui sulla storia del Monferrato) o divulgativo (le conferenze e gli eventi Il Gusto della Storia) svolte a livello locale[9].
Questo approccio originale e innovativo ha consentito di crerare un vero e proprio “sistema integrato di valorizzazione” (in questo caso è più corretto utilizzare questo termine, puttosto che quello pià comune di rete), dapprima in ambito piemontese, poi con sempre più numerose propaggini in Liguria, Lombardia ed Emilia Romagna[10]; questo strumento potrà essere di grande utilità in vista delle prossime scadenze, a partire dalla candidatura presso l’UNESCO dei Paesaggi vitivinicoli del Monferrato fino all’EXPO di Milano 2015.
Gli itinerari sono stati presentati in molte occasioni pubbliche, nei principali convegni in Italia e all’estero (in particolare a Mantova, Ferrara, Bologna, Verrua Savoia e poi nei viaggi di studio in Belgio, Austria, Slovenia e Olanda), in numerose sedi accademiche come Venaria Reale, Vercelli, Venezia o Ravenna, fino al Festival Internazionale sul Turismo rurale tenutosi a Bosco Marengo (AL) alla presenza dell’Assessore al Turismo della Regione Piemonte.
[1]Verso un itinerario dei “Luoghi dei Marchesi del Monferrato, in R.MAESTRI (a cura di), La Chivasso dei Paleologi di Monferrato (Atti del Convegno di Chivasso, 16 settembre 2006), Circolo Marchesi del Monferrato, Impressioni Grafiche, Acqui Terme, 2007), pp. 97 – 109
[2] Va rilevato tuttavia che i grandi sforzi fatti, nel corso delle precedenti Celebrazioni organizzate e promosse dalla Provincia di Alessandria, proprio per ideare e realizzare itinerari turistico-cultural non hanno poi avuto concrete ricadute sul piano della comunicazione, organizzazione e promozione turistica: il caso più eclatante è costituito dai Luoghi di S.Pio V (da Mondovì a Roma, avendo ovviamente come fulcro Bosco Marengo e Casale Monferrato, ma anche Pavia), restati sulla carta malgrado l’attiva partecipazione del Settore turismo della Città di Roma e della Pontificia Commissione per i Beni culturali del Vaticano. Non migliore fortuna hanno avuto i circuiti legati ai Luoghi napoleonici e ai Luoghi degli artisti realizzati negli anni precedenti, tutti progetti restati attivi solo per lo spazio dell’evento celebrativo o poco oltre.
[3]D.Lgs. 42/2004 e s.m.i.
[4] Anche se viene da più parti criticato l’eccessivo risorso a tale ormai inflazionato veicolo di valorizzazione e promozione. rimane difficile pensare a qualcosa di diverso dall’ennesima “grande mostra”, che potrebbe però in questo caso assumere l’indubbia specificità di svolgersi, in contemporanea o successivamente, in diverse sedi come Torino, Casale Monferrato, Mantova e magari, in un secondo momento, anche Salonicco o Istambul. Non ci sarebbe d’altronde motivo di rinunciare a priori all’idea, certamente ambiziosa ma non impossibile, di progettare nei prossimi anni, come è avvenuto per temi anche meno nobili e originali, un autentico “grande evento” sulla Storia del Monferrato, allestito in sedi di grande prestigio e attrattiva (a partire dalla Reggia di Venaria Reale), in grado di assurgere a un livello almeno nazionale, che possa costituire il volano e il fattore di massima visibilità mediatica del nostro territorio, coinvolgendo in qualità di curatori o di testimonials grandi nomi della cultura.
[5] Per approfondire il problema della dicotomia e del conflitto di competrenze tra Stato (ed al suo interno tra il Ministero Turismo e quello dei Beni Culturali) e il sistema delle autonomie territoriali, composto da Regioni e Enti locali rimando al mio recente saggio Gestione dei siti culturali ‘Patrimonio dell’Umanità’ e sussidiarietà, in R.Balduzzi (a cura di) Annuario DRASD 2010, Milano, Giuffré 2010, pp. 191-235, e all’ampia bibliografia in esso richiamata.
[6] Una caratteristica peculiare del Monferrato, che se può essere utile nella fase promozionale certo non aiuta quella propedeutica della ricerca e acquisizione di documenti e immagini: infatti tutti i materiali storici ancora disponibili sono stati dispersi nel corso dei secoli, per ovvie ragioni storico-politiche, in numerose città e istituzioni culturali in particolare di Alessandria, Torino, Mantova e Vienna.
[7] Come da sempre avviene, ancor più negli anni (come sono stati quelli più recenti e attuali) di gravi difficoltà economiche delle istituzioni scientifiche e di ricerca, la molla che quasi sempre ha fatto superare le tradizionali resistenze alla collaborazione e allo scambio di informazioni, soprattutto in ambito accademico, è stata costituita dalla quantità, tempestività e regolarità delle pubblicazioni scientifiche del Circolo, sempre presentate in pubblico e sempre acquistabili on line.
[8] Una particolarità dell’approccio del Circolo, determinata proprio dall’esigenza di condurre programmi pluriennali e quindi di non essere troppo vincolati dalle dinamiche elettorali e dalla stessa dialettica politica interna ai grandi Enti pubblici, è costituita dalla scelta di rivolgersi ai Consigli (e non agli Assessorati), intesi come interlocutori istuituzionali e ovviamente bipartisan.
[9] Questo è stato ovviamente possibile solo grazie al sostegno della Regione Piemonte e delle Fondazioni Bancarie CRT e CR Alessandria; anche in questo caso, però, è risultata di grande importanza la regolarità e correttezza formale delle rendicontazioni, come pure la puntualità e accuratezza della comunicazione, documentata analiticamente con poderose rassegne stampa.
[10] Al momento della pubblicazione del saggio, sono già stati istaurati rapporti anche con istituzioni e associazioni culturali del Veneto, della Provincia di Trento e del Friuli.
La Strada dei Marchesi del Monferrato
(per visualizzare l’itinerario ad alta visibilità cliccare sull’immagine della carta)
Gli Itinerari di approfondimento
1: VIGNALE MONFERRATO
2: CASALE MONFERATO
3: TRINO E CAMINO
4: CHIVASSO E MONTIGLIO
5: MONCALVO E MONTEMAGNO
6 – NIZZA MONFERRATO E MOMBARUZZO
7: ACQUI TERME E VALBORMIDA
8: TAGLIOLO MONFERRATO E ROCCAGRIMALDA
9: SEZZADIO E TRISOBBIO
10: SANTUARIO DI CREA E SACRO MONTE
Si consiglia la lettura anche delle seguenti pagine del nostro sito:
Paesaggi UNESCO
Crea monumento simbolo del Monferrato
Museo di Gabiano
CastelliIl Gusto della Storia
progetto a cura di
Massimo Carcione, Simona Dinapoli, Roberto Maestri, Carlo Ponzano
per contatti
maxcarcione@email.it